Il sapore dei natali passati, nei marchi storici Made in Italy

Ci sono dei prodotti entrati nella tradizione di molte case che fanno parte dello spirito delle Feste
Ci sono delle cose che fanno Natale. Presepi, luci, palline, pacchi sotto l’albero. Per me, anche l’aroma di legna nelle strade dei vecchi borghi dove ancora le stufe sono in funzione, e il profumo umido delle notti in cui non puoi non dire: “C’è odore da neve”. Sono ricordi miei, che probabilmente vengono dall’infanzia e dalle tante feste vissute dai parenti in montagna. Magari a chi le ha sempre vissute in città, certi ricordi non susciteranno grandi emozioni.
Anche chi è vissuto in città, però, non può non avere nella memoria, oltre a luminarie e palline, i ricordi di vecchie pubblicità e ancor più di scatole, bottiglie, etichette… ovvero, di marchi che magari erano presenti tutto l’anno e che ora, nel ricordo, viene facile associare al Natale. Perché Natale è una festa tenera, accogliente, e anche un tantino nostalgica, e quindi tutto ciò che è nostalgia, un po’, ci riporta lì.
Proprio di questi marchi “storici”, entrati nella tradizione di molte case, vorremmo ora parlare, anche se sembra di entrare in controtendenza visto che oggi l’orientamento è verso il chilometro zero e il prodotto artigianale: per una volta lo possiamo fare? Per limitare l’effetto nostalgia facciamo anche un’altra scelta: via i marchi che non ci sono più, spazio a quelli che ci sono ancora oggi. A farla da padrone è, naturalmente, il settore agroalimentare: vini e… pandori o panettoni!
All’inizio di un anno nuovo anno, accompagnato da grandi aspettative di rinnovamento, raccontare il tempo del cambiamento attraverso marchi e prodotti rimasti praticamente identici a quelli delle origini, potrebbe essere un’operazione interessante

Nel 1919 il giovane pasticciere Angelo Motta fondò il suo laboratorio e poco dopo il suo primo negozio a Milano, in galleria Carlo Alberto. Dagli anni Cinquanta è sinonimo di panettone e le sue confezioni a tronco di piramide colorate di azzurro e costellate di stelle erano sinonimo di Natale quanto e forse anche più dell’albero
Partiamo da questi ultimi… nella mia memoria ce ne sono due “preistorici”. Il primo ha da poco compiuto i cent’anni: nel 1919 il giovane pasticciere Angelo Motta fondò il suo laboratorio e poco dopo il suo primo negozio a Milano, in galleria Carlo Alberto. Dagli anni Cinquanta è sinonimo di panettone e le sue confezioni a tronco di piramide colorate di azzurro e costellate di stelle erano sinonimo di Natale quanto e forse anche più dell’albero…
La storia del panettone ci porta però anche in Piemonte: Balocco nasce nel 1923 a Fossano, in provincia di Cuneo, il suo primo spot televisivo su Carosello ha come protagoniste le gemelle Kessler e va in onda il 1° dicembre 1975. Era un nome non separabile dal sostantivo “Mandorlato” che lo accompagnava sempre: se per noi veneti è sinonimo di torrone, in quel caso significa semplicemente panettone con le mandorle sopra. Tra i marchi piemontesi, pochi ne ricorderanno un altro che un tempo era il mio preferito perché su Carosello ne faceva pubblicità il comico Macario: direste mai che, nata nel 1922, la pasticceria Galup di Pinerolo esiste ancora oggi?
C’è poi il pandoro, ma qui giochiamo in casa: alzi la mano chi sa però che è un dolce di tradizione antichissima, sembra risalire infatti ai tempi dell’antica Roma benché la ricetta moderna sia ottocentesca e un’evoluzione del veronese “nadalin”. Domenico Melegatti – ecco il secondo nome “preistorico” – ne brevettò nel 1894 il nome, la ricetta e la forma, la classica stella a otto punte. L’inconfondibile confezione blu e scritte in giallo oro, a doppio tronco di piramide uno dei quali rovesciato a formare la base, nasce nel 1959. Principali concorrenti, nel mercato ma anche nella memoria, sono i Bauli, il cui capostipite Ruggero aprì il suo laboratorio nel 1922. Un anno prima, sempre a Verona, era nata la Paluani.
Passiamo ai vini? Quelli del Natale, fino a pochi decenni fa, a mia memoria non erano i “secchi” Prosecco e gli spumanti metodo classico, quanto i dolcissimi moscato: e non potevano che venire da Asti. Un nome su tutti: la Fratelli Gancia di Canelli, cantina fondata a Chivasso nel 1850. Il capostipite, Carlo, aveva studiato a Reims le tecniche di lavorazione dello Champagne: tornato in Italia rielaborò le nozioni intraprese per creare quello che per lui era il “moscato champagne”, in versione demisec, che definì lo “Spumante italiano”. E tale rimase per decenni!

Il logo della Cinzano, metà blu e metà rosso, con la scritta bianca, risale al 1925
Un altro marchio da ricordare è la Cinzano, nata nel 1757 da una famiglia che già da secoli produceva vini, liquori ed elisir: a metà Ottocento lanciano il primo spumante, commissionato direttamente dalla casa reale. Ma il loro nome è sinonimo anche di vermouth. Il suo iconico logo metà blu e metà rosso, con la scritta bianca, risale al 1925. Oggi è parte del gruppo Campari.
Restiamo nel mondo dolciario: quali biscotti sono più “iconici” dei Pavesini? Nascono nel 1948 dalla tradizione dei biscottini di Novara – e come tali erano noti fino a quando furono battezzati con il nuovo nome, nel 1952 – a opera della Pavesi, azienda fondata da Mario Pavesi nel 1937 (oggi parte del gruppo Barilla), nota anche per i più recenti Ringo e Togo. E tra le caramelle? Vogliamo dimenticare Elah e Sperlari? La prima, fondata a Genova nel 1909 da Francesco Ferdinando Moliè, fu la prima industria dolciaria a introdurre in Italia preparati per creme da tavola, budini e dessert, accanto alle celeberrime caramelle “toffée” (oggi è parte del gruppo Elah-Dufour, che comprende anche Dufour, Novi e Baratti&Milano). Più antica è la seconda, nata a Cremona nel 1836 da Enea Sperlari, che in iniziò a vendere due prodotti tipici: torrone e mostarda. Da una sua costola nacque la Saila, produttrice delle celebri mentine e liquirizie. Ad essa si devono anche le Galatine (1856) e soprattutto gli iconici “cofanetti” di caramelle, arrivati negli anni Sessanta, sogno di tutti i ragazzini. Così raffinati che, in un celeberrimo spot, Gianrico Tedeschi imponeva: “Un cofanetto di caramelle Sperlari non s’incarta mai!”

La cremonese Sperlari risale al 1836, due prodotti tipici dell’azienda: il torrone e la mostarda. Oggi è più conosciuta per le caramelle
Vogliamo allargare il campo? Vi sono marchi meno natalizi che, come detto, a Natale ci stanno comunque bene. Esiste ancora, naturalmente, la Star: un nome che è la traduzione inglese di Stella, il nome della consorte del fondatore, Regolo Fossati. Immancabile nelle dispense era il classico cubetto di dado, prodotto di punta dell’azienda, fondata però “solo” nel 1948: negli anni Sessanta si aggiunse il GranRagù, il primo sugo pronto prodotto industrialmente in Italia; poco dopo arrivarono il primo StarTea in filtri e la camomilla Sogni d’Oro. Prodotti industriali, certo: ma sono o non sono simboli anch’essi del made in Italy?
Serve altro? Marchi storici ancora in attività ce ne sono tanti, pensiamo ai centenari lievito Pane degli Angeli, nato a Cremona nel 1907, o alla birra Forst, il cui nome significa “foresta”, fondata nel 1857 a Lagundo, in Alto Adige; più recente, ricordiamo anche la marca di giochi Clementoni sorta a Recanati nel 1963. E poi tanti altri: ma noi ci fermiamo qui. Al prossimo Natale, magari, per la seconda puntata: e si accettano suggerimenti. Buoni ricordi a tutti!