VenTo, la ciclovia più lunga d’Italia

Con i suoi 679 km di lunghezza collegherà Venezia a Torino, seguendo il corso del fiume Po. I primi cantieri potrebbero partire quest’anno dopo cinque anni di progettazione
In sella alla propria bicicletta, a spasso per viottoli e campagne, si ritrova il contatto con la natura e con se stessi, si impara la fatica dell’andata e la gioia del ritorno, ci si riempie gli occhi di una realtà autentica e non virtuale, si scoprono scorci mai visti e si ritorna bambini giocando a indovinare la forma delle nuvole. La ciclovia VenTo, che collegherà Venezia a Torino lungo l’asta del Po, vuole essere tutto questo, per questo chiamarla semplicemente “strada ciclabile” potrebbe essere riduttivo. VenTo, infatti, si propone di rigenerare un territorio rigenerando i suoi cittadini, riabilitando la bellezza di luoghi che diversamente sarebbero poco frequentati, promuove la socialità, le buone pratiche sportive, la mobilità lenta e non ultimo il lavoro. Peccato che sia ancora solo un progetto, anche se il Politecnico di Milano, al quale va riconosciuta la paternità dell’idea, ci sta lavorando alacremente. L’iter è partito nel 2015 e attualmente dei 679 chilometri dell’intero percorso solo il 15% è già pedalabile in sicurezza, ovvero 102 chilometri, 284 non hanno ancora ricevuto lo status di ciclovia dagli enti preposti e altri 293 richiedono interventi strutturali più o meno complessi e quindi risorse. In parte VenTo ha già ottenuto 175 milioni di euro dal Governo Italiano attraverso la Legge di Stabilità del 2016, ma per arrivare a completare l’intera asta servirebbero altri 129 milioni. Un importo che sulle prime sembrerebbe cospicuo, ma che tuttavia se dovessimo confrontarlo con il costo di realizzazione di un’autostrada, questo basterebbe appena per realizzarne 5-6 Km.
Eppure questo progetto non nasce come realizzazione di una mera strada da percorrere in bicicletta, nasce invece con il presupposto di unire 4 regioni, 11 province, 180 comuni, località diverse, creando un continuum fra monumenti, città e cittadini. Dal Veneto al Piemonte, passando per l’Emilia-Romagna e la Lombardia, VenTo incontra luoghi che hanno storie da raccontare e sfida i cicloamatori a vivere il territorio senza alcuna fretta, a godere del turismo lento di visitazione e a degustare quei 370 sapori che queste terre tra cappellacci, agnolotti, panisse, tirot, testaroli e cozze sono orgogliose di offrire. Un percorso all’insegna del gusto, dunque, della bellezza che, passando per gli argini di città ricche di storia come Venezia, Ferrara, Pavia, Piacenza e Torino ha coinvolto anche un centinaio di associazioni. Sono state organizzate biciclettate ed eventi, escursioni e giornate all’aperto alla scoperta dei 1300 beni culturali tra chiese, castelli, parchi e aree naturali protette che la ciclovia incontra nel passaggio. Ma VenTo è anche un’opportunità di lavoro, è stato stimato che potrà intercettare circa 400 mila visitatori l’anno, e che questi potranno diventare il motore di nuove economie diffuse e sostenibili ispirate alla green economy e al green job, nel quale rientrano anche le piccole aziende agricole, le trattorie, gli agriturismi e gli alberghi lungo il suo percorso, ai quali andrebbero aggiunti oltre 2.600 km di strade secondarie che diventeranno comunque parte della ciclovia. Un mondo da mettere in cammino, da organizzare, da rendere consapevole che il domani della nostra campagna, pensiamo al Polesine, passa anche attraverso questo tipo di opere. Quel che manca al progetto potrebbe essere la cultura a fruirne, il rischio è consistente e tangibile perché sono molte le opere completate la cui parola fine è iniziata proprio con il taglio del nastro. Finiti gli scatti per immortalare le strette di mano e le pacche sulle spalle tra i politici della perenne campagna elettorale, sulle strade non asfaltate di solito inizia subito a crescere l’erba dell’abbandono. Non sembrerebbe questo il caso, da quando esiste il progetto della Ciclovia esiste anche un’iniziativa per promuoverne la fruizione e la conoscenza chiamata “VenTo Bici Tour”. Due week end organizzati senza alcun finanziamento e per questo anche quest’anno è stato organizzato un crowdfunding.
Questo tipo di iniziative sono importanti perché ancora troppo spesso quando si pensa alle strade si associa l’asfalto, ma per i prodotti di questa nostra terra le vie più corrette da percorrere non sono solo quelle che portano altrove, sono invece quelle che portano qui e che permettono di conoscerli insieme alla campagna che li ha prodotti e alla cultura che li ha generati. Entro il 2018, tra l’altro dovrebbero partire i lavori per gli interventi strutturali che ancora mancano. Concluso il bando per l’assegnazione della progettazione, ci saranno180 giorni per progetto esecutivo, che quindi potrebbe essere già pronto per settembre, subito dopo potrebbero partire i primi cantieri.