Parco Regionale Colli Euganei, avanti tutta con turismo, agricoltura “bio” e tutela del paesaggio

Entro fine anno i primi interventi rivolti a potenziare l’uso dell’e-bike per il cicloturismo e un servizio antiincendio nei boschi attraverso il monitoraggio con droni
Sono passati sei mesi dall’insediamento dei nuovi direttivi ai vertici dei Parchi regionali del veneto, dopo quattro anni di commissariamento, e abbiamo intervistato il vicepresidente del Parco Regionale dei Colli Euganei, Antonio Scarabello, per capire quali sono le linee guida intraprese nella nuova gestione del territorio collinare.

Il vicepresidente del Parco Regionale dei Colli Euganei, Antonio Scarabello. Il Consiglio Direttivo è formato dal presidente Massimo Campagnolo, da Nico Schiavon, da Diego Bonato e da Luca Callegaro
Che situazione avete trovato dopo un periodo così lungo di commissariamento?
“Negli ultimi anni sono cambiate molte cose e non necessariamente in negativo. L’ente non ha mai perso la sua funzione progettuale e di gestione dell’area, ma soprattutto secondo me sta cambiando l’idea nei confronti dei parchi. Qualche anno fa venivano percepiti come delle sovrastrutture, enti che contribuivano a mettere lacci e laccioli alle iniziative delle persone e delle aziende all’interno delle aree protette. Oggi invece, vengono considerati delle opportunità per la crescita del territorio e questo è molto positivo perché ci pone in un rapporto di confronto con tutti. Il Parco dei Colli Euganei dovrà essere un punto di riferimento per le associazioni, le imprese, le persone per immaginare insieme a loro un futuro condiviso e rispettoso delle prerogative di un’area così unica, così preziosa, ma anche così fragile”.
Il Parco Regionale dei Colli Euganei, quindi, sarà un interlocutore, è questa la funzione che vi siete ricavati?
“Potremmo dire che questa è una premessa, perché se è vero che l’intraprendenza sui Colli Euganei non manca, pensiamo solo alla promozione che le aziende viti-vinicole, e non solo esse, hanno fatto del territorio, sono stati fatti passi da gigante rispetto a qualche decennio fa, ma uno dei problemi di quest’area e che difficilmente si lavora assieme. E’ a mio avviso necessario trovare sinergie e armonie nei settori trainanti l’economia euganea, penso ad un turismo che sappia sempre più caratterizzarsi attraverso il tema della salute e del relax coinvolgendo anche i valori rurali degli Euganei e un’agricoltura che possa servirsi sempre più del turismo per trovare un mercato alle proprie produzioni. E ovviamente il tutto si deve tenere all’interno di una grande cornice come quella della sostenibilità ambientale e del rispetto per il territorio. Diciamo che il Parco servirà anche per spingere sulla forte volontà a fare squadra e a portare avanti una progettualità costruttiva ed interconnessa”.
Esiste questa consapevolezza tra gli operatori?
“Assolutamente sì. Esistono già molti progetti in tal senso. Il MoSVit ad esempio è un modello di sviluppo sostenibile abbracciato dal mondo della viticultura, oppure la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) che è uno strumento metodologico ed una certificazione che permette una migliore gestione delle aree protette per lo sviluppo del turismo sostenibile. L’elemento centrale della Carta è la collaborazione tra tutte le parti interessate a sviluppare una strategia comune ed un piano d’azione per lo sviluppo turistico, sulla base di un’analisi approfondita della situazione locale. L’obiettivo è la tutela del patrimonio naturale e culturale e il continuo miglioramento della gestione del turismo nell’area protetta a favore dell’ambiente, della popolazione locale, delle imprese e dei visitatori”.
Come Parco su quale forma di turismo investirete?
“Indubbiamente il turismo lento: l’escursionismo, il cicloturismo, il turismo culturale incentrato sui musei e sulle aree di interesse storico, architettonico e paesaggistico. Esistono già dei percorsi ma andremo a renderli ancora più tematici, lavoreremo per integrare la cartellonistica, le carte e gli strumenti tecnologici come le App per migliorare la fruibilità e la sicurezza degli itinerari, e già prima di fine anno andremmo ad aumentare il servizio di e-bike, le biciclette con pedalata assistita. Sulla scorta di quanto stanno facendo anche sulle montagne trentine, pensiamo che le due ruote siano lo strumento ideale per andare alla scoperta delle nostre “meraviglie”. Tanto più sugli Euganei dove le salite, seppur brevi, sono a prova di scalatore e le distanze, tra un luogo e l’altro, importanti. Le e-bike rendono il nostro paesaggio accessibile a tutti e quindi stiamo provvedendo a dotare agriturismi e alberghi di colonnine per la ricarica elettrica delle batterie e ad aumentare il noleggio di questi mezzi”.

Foto di Fabricio Macedo FGMsp da Pixabay
Quindi un target “sportivo” di turisti?
“Non solo. Scontiamo il fatto che la clientela turistica dei Colli era incentrata sulle cure fisiche attraverso fanghi e acque termali, quindi erano persone di una certa età che si rivolgevano alle nostre strutture. La sfida da vincere oggi è quella di abbassare l’età media di chi cerca gli Euganei come destinazione per le proprie vacanze o per le gite. Si tratta di far evolvere il concetto di salute da terapia a prevenzione, attraverso possibilità di svago che vanno dalla vita all’aria aperta, al fitness fino alla qualità dei cibi e dei vini. Gli Euganei già sono un emblema della vita sana e quindi la nostra proposta può essere rivolta a tutti coloro che hanno a cuore questo tema: la famiglia, in primis, a chi cerca la tranquillità e la cultura e, certo, anche a chi ama fare sport”.
Il Mondo dell’agricoltura può darvi una mano in tal senso?
“Direi che è fondamentale. Tenga conto che l’ottanta per cento della superficie del territorio del Parco Colli è terra coltivata. Quindi a tutti gli effetti i Colli Euganei sono una terra agricola, con un’agricoltura che punta decisa sulla qualità e sulla tutela del paesaggio. Il Biodistretto, al quale aderiamo, è un esempio di quel tema della “salute” che sarà sempre più alla base dell’offerta locale. Una delle nostre prime iniziative è stata quella di concedere la possibilità di utilizzare il logo del Parco Colli a tutti gli operatori economici che rispondono a quella sensibilità di rispetto e tutela del paesaggio di cui, del resto, è depositario il nostro ente. L’obiettivo è far diventare le aziende stesse soggetti promotori del territorio con le loro produzioni: pensiamo al vino, all’olio extravergine, al miele, alle ciliegie, ai “Bisi di Baone, alle giuggiole: tutto questo è una rappresentazione viva della fecondità dei Colli, delle tradizioni locali e dei valori che appartengono a chi ci vive”.

Foto di Andreas Lischka da Pixabay
Il mondo dell’agricoltura ha un problema la cui risoluzione compete prevalentemente al Parco, ossia l’elevato numero di cinghiali. Non avete paura che oltre ad un danno alle campagne possano richiamare qui predatori come il lupo o l’orso la cui presenza è segnalata sempre più di frequente sulle alture circostanti?
“E’ vero i cinghiali sono uno dei problemi del Parco, tuttavia in questi ultimi tempi grazie alla Regione, nella figura dell’assessore all’Agricoltura, Giuseppe Pan, e a Veneto Agricoltura la lotta al loro contenimento si è fatta più serrata. In precedenza le catture, attraverso i chiusini, avvenivano solo nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, ora invece avvengono su tutto l’anno e vengono accompagnate anche da campagne di abbattimenti. E più dei lupi sui nostri Colli è da segnalare una crescente presenza di daini, gli avvistamenti sono sempre più frequenti. L’altro serio problema, invece, sono gli incendi: già nelle scorse settimane abbiamo avuto delle emergenze nelle zona di Torreglia e ci stiamo attrezzando anche in questo senso con un monitoraggio più presente. Esistono già delle risorse che investiremo nell’affido di un servizio di controllo attraverso droni, per poter accertare immediatamente l’esistenza di qualche focolaio, scovare un’eventuale natura dolosa degli stessi, monitorare il numero dei cinghiali e altre infrazioni al patrimonio naturalistico”.