Per primavera regaliamoci un paesaggio senza rifiuti
E’ tempo di passeggiate, di scampagnate e pic-nic: momenti di gioia, ma anche di responsabilità nei confronti dell’ambiente. I resti di cibo, i tovaglioli, le bottiglie, i mozziconi … riportiamoceli a casa
Articolo a cura dell’Associazione Plastic Free
La primavera è la stagione per eccellenza della rinascita, il periodo dell’anno in cui la natura si desta dal torpore invernale ed esplode in un tripudio di colori e odori. Gli alberi riprendono la loro chioma e i fiori fanno capolino mentre gli uccelli volano in cielo quasi con più vigore, come a festeggiare il clima più mite. E’ un momento di risveglio per le piante e gli animali e che gli esseri umani prediligono perché c’è la voglia di stare all’aria aperta e godersi il tepore del primo sole che riscalda, magari organizzando una gita fuori porta in collina, la prima uscita in bici in campagna o la prima passeggiata al mare.
Le scuse più frequenti: “Non ho visto cestini” oppure “I cestini erano tutti pieni”
Durante queste esperienze outdoor, spesso trascorse in compagnia di nutriti gruppi di amici o familiari, è facile che accada di pianificare anche pranzi conviviali con grigliate o vettovaglie preparate precedentemente in ambiente domestico e consumate in loco. Fin qui tutto bello, paesaggio bucolico, ottima compagnia, divertimento. Il dramma si consuma al termine della giornata, quando ci si accorge che la stessa zona un momento prima brulicante di musica, voci e risate è d’un tratto diventata una piccola discarica. Resti di cibo, tovaglioli, bottiglie, mozziconi, piatti e vassoi usa e getta, imballaggi e involucri, in molti casi interi sacchetti abbandonati sul posto con le classiche scuse “Non ho visto cestini” o “I cestini erano tutti pieni” o la più gettonata “Tanto qualcuno provvederà, mica posso portarmi a casa il pattume!”.
Quante volte abbiamo trovato scenari del genere entrando nelle aree utilizzate per i pic nic dopo un week end? Purtroppo personalmente credo sia capitato un po’ a tutti. Da parte mia è inspiegabile giustificare le motivazioni che portano i sapiens a gettare un rifiuto in natura, la stessa di cui ama godere e che ha contribuito a rilassarlo. Ho tentato più volte, senza esito, di comprendere che cosa spinga una persona che spesso è integerrima nell’approccio ambientale in ambito lavorativo e domestico a diventare improvvisamente disinteressata, superficiale e menefreghista non appena si trova in un contesto di libertà di azione. E’ come se la coscienza civile ed il buonsenso, senza una forma di autocontrollo legata alla consapevolezza di essere esposti, si spegnesse nel momento in cui l’individuo si trova lontano da occhi attenti e che proprio questo lo faccia sentire autorizzato a lasciarsi andare al comportamento più becero e criminale. Utilizzo questo termine molto forte appositamente perché deve essere ben chiaro che chi abbandona i rifiuti compie un gesto criminale verso l’ambiente e chi lo vive, stupidamente anche verso sé stesso e chi ama.
Chi abbandona i rifiuti compie un gesto criminale verso l’ambiente e chi lo vive
In primavera poi, con le temperature favorevoli, l’erba cresce rapidamente e gli enti comunali, provinciali o statali attivano le manutenzioni standard nei parchi e lungo le strade, principalmente per questioni di sicurezza. Queste azioni diventano spesso la causa di veri e propri disastri ambientali in piena regola. Gli sfalci delle arginature e dei bordi strada triturano infatti tutti i rifiuti presenti, macinandoli e riducendoli in pezzi piccoli che sono irrecuperabili e finiscono nei bacini idrici attigui o nelle campagne limitrofe, con conseguenze che non è difficile immaginare. Nonostante i CAM ministeriali (Criteri Ambientali Minimi) regolamentino in modo chiaro questo genere di attività, molto spesso chi ha il compito di redigere e affidare gli appalti delle manutenzioni del verde non impone, come invece dovrebbe, vincoli di attenzione alla sostenibilità ambientale affinché si evitino scempi ormai sempre più frequenti sul suolo nazionale. Questi ragionamenti sono largamente condivisi dai volontari di Plastic Free Onlus, i quali sono in prima linea nella difesa dell’ambiente e regolarmente si impegnano in raccolte di rifiuti abbandonati sia per ripristinare il decoro di paesaggi offesi dalla mano dell’uomo sia per contribuire a limitare il più possibile forme pesanti di inquinamento del pianeta.
La primavera, stagione della rinascita, segna dunque anche il periodo migliore per i referenti di Plastic Free per organizzare delle passeggiate ecologiche, grazie alle quali si riesce a coinvolgere centinaia di cittadini che, spontaneamente, decidono di indossare la maglia blu con la tartaruga dedicando due ore del proprio tempo libero per raccogliere quanti più rifiuti dispersi. Talvolta queste attività vengono etichettate come inutili perché, a detta di taluni, rappresentano una azione troppo poco incisiva e che non produce un miglioramento su larga scala, ma dissento da questa visione in quanto ricordo e sottolineo che ogni rifiuto rimosso è sempre un rifiuto in meno che impatterà nell’ecosistema. Il suo recupero avrà sensibilizzato il volontario che lo ha raccolto, aprendogli gli occhi sulla tematica, rendendolo più responsabile e attento. E’ l’azione congiunta di informazione e azione che produce un cambiamento concreto ed è questo che Plastic Free sta facendo egregiamente e con successo dal 2019 attraverso: i canali social, il web e le molteplici iniziative progettate e messe in campo da migliaia di uomini e donne pieni di coraggio e determinazione. La primavera è in assoluto la stagione della rinascita e Plastic Free, insieme ai suoi soci e volontari, auspica che sia anche una stagione di vero rinnovo spirituale, con la speranza che sempre più persone comprendano il valore del rispetto dell’ambiente, della sua tutela e della consapevolezza che ogni gesto, anche il più piccolo e banale, può essere deleterio per la natura tanto quanto, allo stesso tempo, importante ed essenziale per la sua salvaguardia.