Il ritorno del gheppio nel padovano, ma va a vivere in città

Dopo decenni di assenza il piccolo rapace, delle dimensioni di una tortora, sta tornando a popolare la nostra provincia. Un tempo prediligeva gli ambienti rurali, ora pare preferire gli ambienti urbani per nidificare
Falchèto de tòre, così in dialetto è denominato il gheppio, il falco più diffuso in gran parte d’Europa e negli ultimi anni fa onore al nome preferendo nidificare su edifici in ambiente urbano. Rapace dalle dimensioni di una tortora, marrone chiaro superiormente e ali appuntite nere, la femmina è più grande del maschio e quest’ultimo è inconfondibile per la colorazione grigia di capo e coda. Di norma predilige ambienti di campagna ma lo si ritrova sempre più nei centri abitati, indice del peggioramento dei nostri ambienti: basti riflettere che negli ultimi decenni nella Pianura Padana sono scomparsi il 50% degli insetti e di conseguenza, essendo questi un anello fondamentale nella catena alimentare, la loro diminuzione va di pari passo con il diminuire della qualità ambientale: ricordiamo che nel 2016 in Italia si è avuto un crollo di produzione di miele del 70% causato dalla scomparsa delle api. Il gheppio ha un ampio spettro alimentare, legato all’ambiente, con preferenza per piccoli roditori, rettili, insetti e di conseguenza ci indica molte cose con questo suo inurbamento. Cattura le prede volando rapidamente e soffermandosi sopra il terreno con rapidissimi battiti d’ala e coda aperta a ventaglio in una posizione tipica chiamata “spirito santo”, ricordando l’iconografia sacra in cui lo Spirito Santo scende sotto forma di colomba ad ali aperte, e che permette al falco di rimanere immobile in un punto per poter osservare con maggior precisione e sferrare rapidamente l’attacco con una picchiata verticale.
Presente su gran parte del territorio italiano, nel Veneto, fino agli anni ’80 del secolo scorso, era distribuito irregolarmente e mancava quasi totalmente in numerose zone. In seguito ebbe inizio una fase di espansione nelle varie provincie venete con esclusione, curiosa e in un certo senso preoccupante, di quella padovana. Nei primi del novecento era considerato “comune” dal padovano Ettore Arrigoni degli Oddi (1867-1942), uno dei più grandi ornitologi italiani, e fino agli anni ‘50 del secolo scorso era ancora ricordato come nidificante in alcune località dei Colli Euganei. Il declino iniziò in quegli anni e il trend negativo proseguì fino alla fine degli anni ‘80, con la totale scomparsa della specie nel periodo riproduttivo. Le cause di questo drastico declino sono note e si possono riassumere nella distruzione o riduzione degli habitat, nell’uso dei pesticidi in agricoltura, nella persecuzione diretta e nella scomparsa di siti idonei per la nidificazione. Una ricerca dei primi anni ’90 portò a risultati totalmente negativi su eventuali coppie nidificanti nella provincia di Padova e solo nel 1997 si ebbe finalmente la prima nidificazione di gheppio nel Padovano dopo decenni di assenza! Segno dei tempi, il nido era posto in una finestra di un capannone in costruzione in una zona fortemente industrializzata alle porte di Padova: in fondo quel periodo era caratterizzato dall’espandersi, caotico e devastante dal punto di vista ambientale, di industrie ed economia del ‘ricco Nord-Est’.
Finalmente dal 2000 le osservazioni sembravano indicare un modesto ma costante incremento delle coppie che vennero confermate da una nostra indagine specifica e accurata effettuata nel 2003. Trenta furono le coppie individuate in tutto il territorio padovano: metà aveva scelto come sito una cavità in un manufatto umano (chiese, mura, casolari), l’altra metà invece aveva occupato nidi di corvidi, in particolare di gazza, su alberi e tralicci delle linee elettriche. Un piccolo paese, Creola di Saccolongo, assurse agli onori della cronaca per avere 3 coppie con i nidi posti a pochi metri l’uno dall’altro e con 16 piccoli gheppi coccolati e controllati a distanza, fino alla loro felice partenza, dagli abitanti del luogo che li avevano per così dire adottati, avvertendo prontamente i Vigili del fuoco per rimettere nel nido un piccolo caduto dal rosone della chiesa parrocchiale. Oggi la situazione è positiva per il piccolo falco e tra i rapaci diurni è la specie più comune anche per la provincia di Padova. Non si deve tuttavia abbassare la guardia poiché le condizioni che hanno portato a questo suo ritorno possono mutare anche in modo rapido e pur tenendo conto, come dimostrato dalla nostra esperienza, della sua adattabilità all’ambiente si deve sottolineare che la specie è considerata in declino dal 2000 in molti paesi europei. In fondo non sono passati che pochi anni da quando ci telefonavamo emozionati: “Non ci crederai, ma oggi ho visto un gheppio!”.
di Stefano Bottazzo e Aldo Tonelli