La costante crescita della Dop Economy impegna i Consorzi di tutela e i Comuni in nuove azioni per la promozione del territorio. Nasce la strada del Radicchio di Chioggia IGP

Termini come DOP e IGP ormai travalicano il mero contenuto riferito ai prodotti tipici e sono diventati sinonimi di Territorio, Paesaggio, Cultura e rientrano tra gli indicatori che determinano le scelte di chi parte per le vacanze
Se c’è un settore che sta bene in Italia è quello della Dop Economy. Ossia l’economia prodotta dai marchi di denominazione, DOP e IGP, che identificano le produzioni alimentari e vitivinicole delle varie aree del Bel Paese. I dati forniti dal XVI Rapporto Ismea Qualivita parlano di una continua crescita che nel 2018 ha raggiunto 1,5 miliardi nella produzione e 8,8 miliardi nell’export, rappresentando il 21% delle esportazioni agroalimentari Made in Italy. Una crescita che tuttavia è destinata a influenzare anche altri settori dell’economia e apre nuovi scenari di azione per i Consorzi di tutela. Uno su tutti quello turistico. Anche in questo caso sono i numeri a parlare chiaro: nel 2018 il 45% di chi si è messo in viaggio per turismo lo ha fatto prendendo in considerazione o digitando su un browser del proprio computer parole come DOP o IGP per scegliere la meta di destinazione. I due acronimi, infatti, ormai travalicano il mero contenuto riferito ai prodotti tipici, e sono diventati sinonimi di Territorio, Paesaggio, Arte e Storia.
I prodotti tipici, infatti, non sono generiche produzioni apolidi figlie della chimica, ma forme commestibili della terra e della cultura che li ha prodotti. E nel tempo i contenuti relativi alla produzione sono diventati anche gli elementi che caratterizzano un distretto. Insomma questo tipo di merce si è dimostrata uno strumento fondamentale per creare una nuova toponomastica e un bacino di informazioni utili anche per chi si sposta con fini turistici. Andare nella “terra” della Pasta di Gragnano IGP, significa andare in Campania, così come andare nella “terra” del Salame di Varzi Dop significa raggiungere l’Oltrepò Pavese. L’enogastronomia del resto è diventata il primo driver economico delle vacanze. Cresce di anno in anno il numero di chi nel suo tempo libero si sposta per visitare frantoi, cantine, pastiere o per trovare i migliori ristoranti che propongono i prodotti del territorio. Erano il 21% tre anni fa, nel 2018, sono diventati il 48% alla ricerca di musei del gusto, strade del Vino e dei Prodotti Tipici, Agrichef e Agriturismi.
Si tratta di numeri impressionanti, soprattutto in un’Italia fanalino di coda nella crescita economica, che impegnano i Consorzi di tutela nella ricerca di strumenti, sinergie e strutture che possano accompagnare questa crescita in modo sempre puntuale puntando decisi su concetti come “sostenibilità”. “ricerca”, “educazione”, “salute” visto che sono i valori che i consumatori, come i turisti, cercano.

Il Radicchio di Chioggia IGP
L’unicità e l’irriproducibilità del Radicchio di Chioggia Igp deriva sicuramente dalla storia evolutiva del prodotto, ma soprattutto dagli aspetti pedoclimatici e minerali del territorio. Gli orti in cui si coltiva il Radicchio di Chioggia hanno origine dalle rocce arenarie che i grandi fiumi come il Po, l’Adige e il Brenta hanno portato dalle Alpi fino all’Adriatico. Terre che hanno iniziato ad ospitare uomini e comunità, a richiamare altre civiltà come quella Greca, Etrusca, dei Veneti Antichi e Romana, che hanno lasciato trecce indelebili nell’odierno landscape del territorio, nel modo di gestirne le peculiarità fino a diventare forme della cultura locale. Questa terra, questa bellezza e questa cultura sono le attrazioni che il percorso invita a visitare.
Il Radicchio di Chioggia IGP grazie alla sua riconoscibilità internazionale può diventare il trait d’union turistico di un territorio diviso tra: Venezia, Padova e Rovigo. Tre provincie, in cui ricade l’area di produzione, che non sono mai state unite se non, appunto, nel colore rosso intenso degli orti in cui cresce il loro prodotto più rappresentativo. Il celebre Radicchio di Chioggia, insomma, potrebbe dare un nuovo nome a questa terra, il suo, e raccogliere, come del resto già fa ora mantenendone traccia nei propri valori organolettici, le peculiarità geomorfologiche di questa terra giovane sospesa tra terra e acqua, la millenaria storia, il valore paesaggistico e la tradizione delle genti che vi vivono. E se il prodotto è già conosciuto, un po’ meno lo sono alcune parti del territorio di produzione, seppur attraenti come pochi altri posti al mondo e decisamente uniche. Per farle conoscere serve lo strumento che per antonomasia attraversa i luoghi, ossia una strada. Ed è questo il progetto al quale sta lavorando il Consorzio di tutela del Radicchio di Chioggia Igp. Dopo 10 anni di incessante lavoro speso nella tutela e nella promozione del celebre “Principe Rosso” oggi l’impegno si estende anche al suo regno. La strada del Radicchio di Chioggia Igp, infatti, è la concreta opportunità che permetterebbe di integrare all’offerta turistica già esistente, tra Chioggia, Rosolina e Porto Viro, altre forme di visitazione, necessariamente lente quel tanto da permettere di scoprire, vivere e godere le tante bellezze artistiche e paesaggistiche della Laguna Sud e del Delta del Po. Un percorso, o più percorsi, fuori dalle ordinarie vie di comunicazione, che portano nei luoghi più riposti della campagna, tra dune fossili, casotti e casoni dal tetto di canna, giardini litoranei, musei e i tanti ristoranti che custodiscono le tradizioni enogastronomiche locali. “L’area di produzione del Radicchio di Chioggia Igp – spiega il presidente del Consorzio di tutela del Radicchio di Chioggia IGP, Giuseppe Boscolo Palo – è una terra ricca, generosa nel dare sostanza al nostro Radicchio, ma può dare ancora molto in termini di fascinazione e qualità della vita. I valori nutraceutici e nutrizionali del Radicchio di Chioggia Igp arrivano dalla terra e quindi se il radicchio fa bene alla salute lo stesso bene lo può dare anche l’area di produzione”.
Rosolina, la grande sfida del turismo lento
L’idea di una Strada del Radicchio di Chioggia piace al comune di Rosolina, in quanto sta portando a compimento una serie di interventi rivolti al cicloturismo e all’escursionismo
Tra solo cinque anni potremmo vivere Rosolina, e il suo territorio, in modo molto diverso rispetto a quanto avviene oggi. Il comune del Delta Polesano, infatti, ha dato avvio ad una serie di interventi infrastrutturali e di sistemazione a sostegno della visitazione lenta che andrà a completare e ad integrare il turismo balneare. A Rosolina, insomma, oltre alle spiagge c’è di più … molto di più … un patrimonio sul quale l’Amministrazione comunale ha già iniziato a scommettere.
“Non va dimenticato – spiega l’assessore al Patrimonio, all’Agricoltura e all’Ambiente, Stefano Gazzola – che, al Delta del Po, l’Unesco ha riconosciuto nel 2015 lo status di Riserva di Biosfera (MAB – Man and Biospere) e questo riconoscimento ha come obiettivo il perseguimento di uno Sviluppo Sostenibile, è questa la sfida che vogliamo vincere”. Del resto il territorio di Rosolina è un ambiente a dir poco unico, plasmato dagli elementi, come l’acqua, e dal lavoro, durato millenni, dell’uomo. Spiagge, dune fossili, orti, valli da pesca contribuiscono alla complessità del Delta del grande fiume e possono costituire motivo e stimolo di interessi turistici.
Via Valli, un esempio del perfetto rapporto che l’uomo più raggiungere con la natura. Un ambiente che ai più sembra naturale, popolato dai fenicotteri rosa, in realtà è un sistema di pesca e di allevamento che produce economia
“Via Valli – continua l’assessore – rappresenta il perfetto rapporto che l’uomo più raggiungere con la natura, un ambiente che ai più sembra naturale, popolato dai fenicotteri rosa, in realtà è un sistema di pesca e di allevamento che produce economia. Le Valli sono i nostri orti di mare e su questa straordinaria via stiamo investendo inserendo punti di avvistamento, altane e terrazze, per il birdwatching e aree attrezzate per le scampagnate. Anche la ciclabile del Museo diffuso delle dune fossili, che attraversa proprio gli orti del Radicchio di Chioggia e delle altre produzioni locali, è in esecuzione.
Questa è una via strategica in quanto si collega alla destra Adige, ossia alla ciclovia che dal centro Europa permette di raggiungere l’Adriatico”. E proprio sul fronte dei collegamenti anche il progetto di fattibilità per la realizzazione di un nuovo ponte sull’Adige, permetterà di spostarsi in modo diverso in questo territorio. “L’idea – spiega il sindaco di Rosolina, Franco Vitale, nonché referente Area Interna Contratto di Foce – Delta del Po – è quella di creare un passaggio sul fiume sfruttando lo sbarramento antintrusione salina, verso la foce. Questo nuovo passaggio permetterà di collegare Sottomarina a Rosolina e, grazie al traghetto sul Po di Levante raggiungere anche Porto Viro e proseguire verso Porto Tolle nell’estremo Delta”. Attorno a questo tipo di mobilità si sta creando un nuovo indotto turistico legato al bici-noleggio, alle escursioni, alle gite in motonave, alle nuove possibilità di esperire il paesaggio come bere un aperitivo al tramonto, seduti sul ponte di una piccola barca.