Renoir, l’alba di un nuovo Classicismo

A Palazzo Roverella di Rovigo la grande mostra dedicata al maestro francese, considerato uno dei massimi interpreti del movimento impressionista
Articolo a cura di Enrico Tantucci
Renoir, l’Italia e il viaggio oltre l’Impressionismo. E’ una chiave originale quella della mostra che si appena aperta a Rovigo, a Palazzo Roverella (fino al 25 giugno) e dedicata al grande pittore francese, considerato uno dei massimi interpreti del movimento impressionista. “Pierre-Auguste Renoir: l’alba di un nuovo classicismo” è incentrata infatti sul momento successivo alla breve esperienza impressionista, quando l’artista, spinto da una profonda inquietudine creativa, decide di intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia. Un tour che ebbe inizio a Venezia, dove a colpirlo furono soprattutto Carpaccio e Tiepolo (mentre già conosceva bene Tiziano e Veronese, ammirati e studiati al Louvre); che proseguì per brevi tappe a Padova e a Firenze; e che trovò una meta fondamentale a Roma. Qui Renoir fu travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un’ammirazione per i maestri rinascimentali.

Renoir_Femmes Essuyant
Un’ulteriore tappa del viaggio fu il golfo di Napoli: Renoir scoprì le pitture pompeiane, fu rapito dalla bellezza dell’isola di Capri e quasi soggiogato dai capolavori antichi esposti nel museo archeologico. Infine andò a Palermo, dove incontrò Richard Wagner e lo ritrasse in un’opera divenuta famosa. Il viaggio in Italia innescò una sorta di rivoluzione creativa per l’artista, portandolo progressivamente all’abbandono della tecnica e della poetica impressioniste, che avvenne prima dell’ufficiale scioglimento del sodalizio nel 1886. Passò quindi a uno stile aspro. Riprendendo anche la lezione di Jean-Auguste-Dominique Ingres, il pittore, allora poco più che quarantenne, recuperò un tratto nitido e un’attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che enucleò una personale forma di classicismo. Nei primi due decenni del Novecento Renoir passò poi a dar vita a un’arte che costituì, mentre si scatenavano le avanguardie, un’avvisaglia della nuova sensibilità che sarebbe divenuta dominante dopo il conflitto mondiale, dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati da Tiziano e da Rubens si coniugavano con i riferimenti a un’iconografia mitica e classicheggiante e con un’esaltazione della poetica degli affetti familiari.

Pierre Auguste Renoir, Paysage de Cagnes
La mostra di Rovigo si concentra soprattutto su questa seconda fase della carriera di Renoir, dal ritorno dal viaggio in Italia fino alle opere della vecchiaia, dapprima evidenziando vicinanze con Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Giovanni Boldini e Medardo Rosso, italiani attivi a Parigi, e poi ponendo in risalto l’originalità di una produzione che costituì uno dei primi casi di quella “moderna classicità” che sarebbe stata perseguita da numerosi artisti degli anni Venti e Trenta, in maniera speciale in Italia, come è evidente dai confronti nelle sale di Palazzo Roverella. Per esempio con le sculture di Marino Marini e Antonietta Raphaël, e con i dipinti di Armando Spadini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Arturo Tosi, Filippo de Pisis, Luigi Bartolini, Enrico Paulucci. La mostra segue poi l’evoluzione della sua pittura nei successivi sviluppi, dalla monumentalità classicheggiante e “neorinascimentale” delle figure ai paesaggi della Provenza e della Costa Azzurra, indagando sia i rapporti con altri artisti, sia le “assonanze” con essi. In mostra il percorso prende avvio da un capolavoro della stagione impressionista di Renoir, il grande studio preparatorio a olio su tela del celeberrimo Moulin de la Galette, per misurarne poi la deviazione via via sempre più netta da quel linguaggio. La mostra riunisce 47 opere di Renoir, provienenti da musei francesi, austriaci, svizzeri, tedeschi, danesi, e perfino un dipinto di proprietà personale del Principe Alberto di Monaco, “La Baigneuse s’arrangeant les cheveux” (del 1890), oltre a capolavori di maestri dell’arte, da Romanino a Rubens, da Ingres a Tiepolo, Carpaccio e De Chirico.