LA STAGIONE AGRARIA è stata funestata dal mal tempo

A causa delle gelate primaverili, alle ondate di caldo e alle grandinate estive le perdite economiche sono ingenti In Europa nove cittadini su dieci ritengono che i cambiamenti climatici siano un problema grave da risolvere
Grandinate in luglio e agosto con episodi di forti raffiche di vento e gelate ad aprile.
Sono questi gli eventi più calamitosi avvenuti nella re ione del Veneto durante la stagione agricola che dimostrano come gli effetti del
cambiamento del clima abbiano conseguenze sempre più significative sull’ambiente e il settore primario. Non c’è una provincia del
Veneto che non abbia subito gli effetti di questa pazza estate, ma la situazione va considerata a livello globale.
L’estate del 2021 potrebbe passare alla storia come la peggiore degli ultimi 10 anni per quanto riguarda gli effetti del clima in Italia
Siamo di fronte alle conseguenze del riscaldamento del clima, anche nel nostro paese, dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza
di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. L’effetto dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di siccità e alluvioni ha fatto perdere miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.
L’estate del 2021 potrebbe passare alla storia come la peggiore degli ultimi 10 anni per quanto riguarda gli effetti del clima in Italia, secondo la Coldiretti, che ha analizzato i dati raccolti dall’European Severe Weather Database sull’ondata di maltempo degli ultimi mesi. Giugno è stato il secondo anno più caldo mai registrato con una temperatura superiore di 1,5 gradi rispetto alla media storica, dato
che conferma il surriscaldamento in Europa. Il moltiplicarsi di questi eventi ha effetti sulla vita delle persone, ma anche sulle attività come agricoltura e il mantenimento dei territori: il cambiamento climatico porta anche un aumento del rischio idrogeologico, poiché il terreno è
reso più fragile dalla cementificazione che nel 2020 è avanzata al ritmo di 2 metri quadri ogni secondo.

Il 7 e l’8 aprile il calo delle temperature al di sotto dello zero termico ha determinato una gelata tardiva che ha interessato diffusamente la pianura veneta e l’area pedemontana. Tutte le province hanno subito danni con perdite stimate in circa 200 milioni di euro, soprattutto alla frutticoltura tra cui mele, pere, pesche e nettarine e kiwi
Tra le situazioni metereologiche che hanno causato maggiori danni all’agricoltura regionale vanno ricordate le gelate tardive di aprile. Nel territorio regionale nei giorni 7 e 8 aprile 2021 il calo delle temperature al di sotto dello zero termico, con picchi massimi raggiunti nelle ore precedenti l’alba, ha determinato una gelata tardiva che ha interessato diffusamente la pianura veneta e l’area pedemontana. Tutte le province hanno subito danni con perdite stimate in circa 200 milioni di euro, soprattutto alla frutticoltura tra cui mele, pere, pesche e nettarine, kiwi, orticole e altre produzioni.
Lo scorso 28 agosto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che accoglie la proposta della Regione Veneto di attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale nelle aree colpite peri danni alle produzioni vegetali e alle produzioni apistiche. Tale fondo prevede risorse economiche per un valore complessivo a livello nazionale di 161 milioni di euro per le imprese agricole danneggiate dalle gelate. Gli imprenditori agricoli veneti hanno tempo fino al 12 ottobre per chiedere i rimborsi, anche se si tratta di valori totalmente insufficienti per coprire l’imponibile dei danni subiti. l freddo primaverile non ha risparmiato neppure le api. Il gelo ha infatti danneggiato fortemente le fioriture e creato gravi problemi agli alveari. Il risultato è un raccolto di miele che quest’anno sarà, a livello nazionale, probabilmente ben al di sotto dei 15 milioni di chili, tra i più bassi degli ultimi decenni. Un segnale di difficoltà per le api nostrane che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao.
Giugno è stato il secondo anno più caldo mai registrato con una temperatura superiore di 1,5 gradi rispetto alla media storica
I cambiamenti climatici sono considerati tra i problemi più gravi che il mondo si trovi ad affrontare. Lo rivela un nuovo sondaggio Eurobarometro pubblicato il 5 luglio dalla Commissione Ue. Oltre nove cittadini europei intervistati su dieci ritengono che i cambiamenti climatici siano un problema grave (93%), e quasi otto su dieci (78%) lo ritengono molto grave. Alla domanda di individuare il problema più grave a livello globale, oltre un quarto (29%) ha indicato i cambiamenti climatici (18%), il deterioramento della natura (7%) oppure i problemi di salute causati dall’inquinamento (4%).

A luglio e ad agosto sono state registrate violente grandinate con episodi di forti raffiche di vento che hanno falcidiato le colture
In termini di risposta politica, nove europei su dieci (90 %) concordano sulla necessità di ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, compensando allo stesso tempo le emissioni residue affinché l’UE raggiunga la neutralità climatica entro il 2050. Quasi nove europei su dieci (87%) pensano che sia importante che l’UE fissi obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e la stessa percentuale crede che sia importante che l’UE fornisca un sostegno per migliorare l’efficienza energetica. La maggioranza (64%) dei cittadini dell’UE sta già agendo individualmente a favore del clima e compie consapevolmente scelte sostenibili nella vita quotidiana.
Alla domanda su chi sia responsabile per affrontare i cambiamenti climatici, i cittadini hanno sottolineato l’esigenza di riforme strutturali per accompagnare le azioni individuali, indicando i governi nazionali (63%), il settore commerciale e industriale (58%) e l’UE (57%). Oltre otto europei sondati su dieci (81%) concordano sul fatto che le energie pulite dovrebbero ricevere un maggiore sostegno finanziario pubblico, anche se questo comporta una riduzione dei sussidi per i combustibili fossili. Tre quarti degli europei (75%) ritengono che gli investimenti per la ripresa economica dovrebbero concentrarsi principalmente sulla nuova economia verde.
L’Eurobarometro sui cambiamenti climatici ha sondato 26.669 cittadini appartenenti a diversi gruppi sociodemografici dei 27 Stati membri dell’UE.
L’indagine è stata condotta fra il 15 marzo e il 14 aprile 2021. Gli impegni per ridurre le emissioni di gas serra, sottolinea il documento, puntano a rendere l’Unione europea climaticamente neutra entro il 2050 e a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Tali impegni sono ora sanciti dalla legge europea sul clima, promulgata formalmente il 30 giugno 2021.