Una speranza chiamata “vaccino”

Una storia di 225 anni fa, che dovrebbe far riflettere sulla situazione presente
Edward Jenner era originario di Berkeley, un modesto villaggio della campagna inglese, vicino a Bristol: qui da ragazzo aveva prestato assistenza ad un dottore, poi all’età di ventun anni aveva intrapreso un periodo di apprendistato in chirurgia presso il Saint George Hospital di Londra, e dopo tre anni era tornato al suo villaggio dove aprì un ambulatorio. Eppure a lui si deve una scoperta medica, che ha rivoluzionato l’esistenza dell’umanità: il vaccino contro il vaiolo.
Nel Settencento le epidemie di vaiolo erano la prima causa di morte
Osservando alcune donne, dedite alla mungitura delle vacche, Jenner intuì che il virus che colpiva quegli animali (il vaiolo vaccino) poteva rendere un individuo immune dal vaiolo, anche nella versione umana, evitando i rischi connessi alla variolizzazione praticata da secoli in Asia e in Africa. Nel Settencento le epidemie di vaiolo erano la prima causa di morte, determinando fino a 400 mila decessi all’anno. La scoperta di Jenner non fu subito accolta con favore nell’ambiente medico e la Royal Society respinse la relazione che presentava i risultati delle sue ricerche. Nonostante ciò, Jenner portò avanti diverse campagne di vaccinazione di massa, arrivando a vaccinare fino a 200 persone al giorno, e divenne celebre e stimato in tutto il mondo: in omaggio alla sua scoperta, nel 1880 Louis Pasteur utilizzò il termine “vaccino” per designare ogni preparazione utile a immunizzare da un’infezione. Solo nel 1980, in seguito ad un processo capillare di vaccinazione, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficilamente debellata questa malattia.
Nel 2021 il nemico da battere è il covid-19
Nel 1796 il nemico da battere si chiamava vaiolo, nel 2021 il suo nome è covid-19. Oggi come allora le reazioni al vaccino non si sono fatte attendere. Alcuni medici inizialmente avevano espresso dubbi in merito alla rapidità del processo di approvazione del vaccino anti-covid, ma loro stessi hanno poi aderito alla campagna vaccinale, riconoscendo la bontà del preparato. Fin dallo scorso mese di dicembre diverse autorità politiche si sono espresse a favore della vaccinazione, come il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Papa Francesco, che all’inizio di quest’anno si è fatto vaccinare, nell’ultimo messaggio “Urbi et Orbi” di Natale aveva indicato la scoperta di questi rimedi come “luci di speranza”, che possono illuminare il mondo intero solo se sono a disposizione di tutti, e a questo scopo aveva chiesto che la “concorrenza” fra gli Stati e fra le case farmaceutiche lasciasse il posto alla “cooperazione”.
La vaccinazione obbligatoria
Una posizione rivoluzionaria? Non proprio. In seguito alla scoperta di Jenner, all’inizio dell’Ottocento, Pio VII aveva lanciato una campagna di vaccinazione obbligatoria e gratuita contro il vaiolo per tutti i sudditi dell’allora Stato pontificio. L’iniziativa fu ridimensionata dal suo successore, Leone XII, che rese il vaccino facoltativo, pur riconoscendolo come “cura” e “preservativo” dalla malattia e mantenendo l’obbligo per i medici di somministrarlo gratuitamente a tutti coloro che lo avessero richiesto. Non un’inversione di rotta, ma un’operazione di puro pragmatismo, dovuta alla diffidenza e al pregiudizio della gente. I no-vax di due secoli fa. Eppure, solo l’immunizzazione di massa, insieme ad adeguati sistemi di sorveglianza epidemiologica, ha permesso di sconfiggere una malattia mortale come il vaiolo. Un’esperienza di cui fare tesoro.