Il futuro e il bambino

Le iniziative volte a contrastare il cambiamento climatico resisteranno alla prova del tempo?
Figlio di una ragazza-madre, con un padre adottivo di umili condizioni, è nato in condizioni di emergenza ma ai suoi piedi si sono prostrati i grandi della Terra e molte altre persone semplici. Appena venuto al mondo ha rischiato di essere ucciso ed è dovuto emigrare all’estero attraversando il deserto, prima di tornare in patria. Ancora bambino, ha parlato di fronte ai sapienti che ne sono rimasti ammirati, lasciando increduli i genitori. Ma quando è diventato più grande, le sue parole hanno iniziato ad essere troppo dure per chi le ascoltava, soprattutto per i suoi conterranei: è stato confermato il fatto che nessun profeta è gradito in patria. Eppure, la sua nascita e la sua vita hanno segnato una svolta importante nella storia del bacino del Mediterraneo, dell’Europa e infine del mondo intero. Indipendentemente dagli usi strumentali della religione e da certe storture, piaccia o non piaccia, Gesù ha cambiato il volto della storia.
Ma quando è diventato più grande, le sue parole hanno iniziato ad essere troppo dure per chi le ascoltava, soprattutto per i suoi conterranei: è stato confermato il fatto che nessun profeta è gradito in patria
Oggi, una società laica e multietnica come quella del mondo occidentale a chi guarda? A chi presta ascolto? Di nuovo a bambini e ragazzi. Una decina d’anni fa è salita alla ribalta di fronte a un pubblico internazionale Malala Yousafzai, una ragazzina di 11 anni, pakistana, che ha raccontato su un blog il regime dei talebani nel suo paese: sopravvissuta ad un attentato ordito contro di lei, nel 2014 ha ricevuto il premio Nobel per la pace. Meno eclatante ma non meno popolare è stata alla metà degli anni Novanta la figura di Zlata Filipovic, una tredicenne bosniaca che ha raccontato in un diario la guerra in Bosnia vista attraverso lo sguardo di un’adolescente. La nuova emergenza mondiale è il cambiamento climatico ed anche in questo caso la denuncia è affidata ad un’adolescente: la sedicenne svedese Greta Thunberg. Lentamente è riuscita a mobilitare milioni di persone in tutto il mondo nell’ambito delle manifestazioni “Fridays for Future” (venerdì per il futuro), è stata ascoltata dal Parlamento europeo, è intervenuta al Forum economico mondiale di Davos, e lo scorso settembre ha parlato all’Assemblea generale delle Nazioni unite.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: la campagna “plastic free”, che mira a eliminare oggetti di plastica usa-e-getta, sta influenzando anche le politiche di varie istituzioni, non ultima l’Università di Padova. Viene da chiedersi quanto durerà questa nuova tendenza e se ci sarà un cambiamento significativo nelle abitudini quotidiane della gente oppure se sarà un fenomeno mediatico passeggero. In pochi ricordano il nome di Zlata, e il volto sfregiato di Malala è relegato in un angolo recondito della memoria collettiva. Quanti sapranno fare tesoro dei moniti di Greta? Anche lei diventerà una persona adulta e perderà fatalmente quell’aura di innocenza e sincerità che ancora le si riconosce. Inizieranno a prevalere i sospetti di interessi personali, secondi fini, faziosità, ed anche le istanze più giuste finiranno per essere guardate con sospetto. Solo il futuro potrà dire quanto profonda è l’impronta che i suoi appelli stanno lasciando nella società odierna.