Laguna Sud, il cinema fuori dal palazzo
Torna l’appuntamento con il grande schermo all’isola di San Domenico.
Da un’idea di Andrea Segre la rassegna che propone il cinema tra la gente. Dal 22 al 26 agosto: quattro film selezionati dalle Giornate degli autori e la proiezione dei cortometraggi realizzati dai giovani cineasti durante il laboratorio
Laguna Sud, il cinema fuori dal Palazzo, sta diventando un appuntamento atteso in città. Un appuntamento che non riguarda solo Chioggia, ma un territorio più vasto attratto dal cinema e dalle idee che fanno discutere grazie alle storie e ai personaggi di un film. Perché questa particolare rassegna, che ha per ideatore il regista Andrea Segre e per padrino il critico Giorgio Gosetti, nasce con la volontà di dare una sede diffusa al cinema in questo angolo di Laguna, di metterlo per strada, anzi per le calli, di fargli incontrare gente, idee, emozioni. Un cinema, appunto, fuori dal Palazzo che da quattro anni, con la collaborazione del Comune di Chioggia, della Fondazione Clodiense Onlus, di Zalab e della Pro Loco, porta sul set naturale dell’Isola di San Domenico le pellicole scelte dalle Giornate degli Autori, ossia la rassegna di cinema indipendente all’interno della Mostra del Cinema di Venezia. Quindi “Laguna Sud, il cinema fuori dal palazzo” è un pezzetto della prestigiosa Mostra che ha per premio il Leone d’oro, ma con in palio solo l’idea che il cinema sia un’opportunità di incontro e di confronto e allo stesso tempo anche un modo diverso di vivere la città, di scoprirne i lati nascosti, le opportunità.
E di lavorarci sopra attraverso un laboratorio che ogni anno raccoglie l’adesione di molti giovani aspiranti registi e video-makers.
Laguna Sud, the cinema outside the Palazzo is a review that has as its creator the director Andrea Segre and as godfather the critic Giorgio Gosetti. It was conceived from the desire to return to Chioggia a part of the Venice Film Festival proposing a selection of films chosen from Giornate degli Autori. Indeed it wants to be, above all, a party without sequins or red carpets with a common passion: that for cinema and for the ideas emerging from the discussions about stories and characters of films. The festival has reached its fourth edition, and will be held from August 22nd to August 26th at San Domenico Island, concurrently with a workshop open to aspiring directors on the theme of fear today.
Giorgio Gosetti
Giorgio Gosetti è un giornalista, critico cinematografico, organizzatore culturale e docente di organizzazione di eventi cinematografici e audiovisivi.
Ha fondato e diretto festival e rassegne (AntennaCinema, Noir in Festival, Festa del Cinema di Roma, Giornate degli Autori-Venice Days alla Mostra di Venezia). Con la Biennale di Venezia ha collaborato ripetutamente sotto la direzione di Carlo Lizzani, Gian Luigi Rondi e Gillo Pontecorvo. Con quest’ultimo è stato vice-direttore della Mostra del Cinema dal 1991 al 1996. E’ stato direttore dell’agenzia di promozione del cinema italiano Italia Cinema poi Film Italia. Insieme ad Andrea Segre è l’ideatore di Laguna Sud, il cinema fuori dal Palazzo.
Intervista a Giorgio Gosetti
♦ Quattro anni fa è partita l’idea di portare fuori dal Lido di Venezia un “pezzo” del Festival del Cinema, possiamo dire che oggi quel “pezzo” è arrivato a Chioggia?
“L’idea era insieme più semplice e ambiziosa: restituire alla Laguna una parte della Mostra che vuole avere radici profonde nel territorio come le “Giornate degli Autori”, che nascono dall’impegno delle associazioni italiane degli autori di cinema. Ma anche di ridare al rito della Mostra la sua dimensione originaria di festa e di ‘scoperta insieme’ senza lustrini, senza tappeti rossi, ma con una passione comune: quella per il cinema e per le idee che fanno discutere grazie alle storie e ai personaggi di un film. Con Andrea Segre ci siamo immaginati il vero cinema in Laguna, prima a Pellestrina e poi a Chioggia. Il fatto che questa scommessa duri nel tempo e ogni anno trovi più consenso e passione tra la gente ci dice che non abbiamo sbagliato. Quando ci chiedono che risultati abbiamo ottenuto, direi che il primo obiettivo è raggiunto: Laguna Sud non è solo cinema, è coinvolgimento, laboratorio, scoperta, attenzione alla gente, ai suoi problemi, alle sue storie. Il cinema è lo strumento per tutto questo”.
♦ Quindi fuori dal Palazzo è da intendere come fuori dal “luogo” o anche da certi “schemi” che riguardano il Cinema internazionale? Mi riferisco al fatto che con la collaborazione che vi lega alle Giornate degli autori e
Zalab stiamo parlando di cinema e documentari su temi sociali, non certo d’intrattenimento…
“Io non credo che il cinema abbia bisogno di etichette e che debba essere soltanto la finestra sui problemi delle persone, sulle loro difficoltà, sulla situazione sociale in cui viviamo. Il cinema è anche scoperta, divertimento insieme, passione ed emozione. La cosa bella di Laguna Sud è che sa mettere spesso insieme molte di queste componenti e senza mai farne un manifesto, adattando il suo progetto alle curiosità di chi viene a vivere con noi qualche giorno in un mondo… migliore. La collaborazione con Andrea Segre (l’idea originale è sua) e il gruppo di Zalab va nel senso migliore del progetto delle Giornate, che non sono nate per essere una semplice ‘vetrina’ in aggiunta alla Mostra ma un motore di idee, iniziative, momenti di partecipazione che ruotano intorno alla visione partecipata di un film, di un documentario, di una storia”.
♦ Possiamo dire qualcosa sull’edizione di quest’anno? Ci sono delle novità rispetto agli anni passati? Ci sono dei nuovi obiettivi che la rassegna si propone di raggiungere?
“L’idea forte di quest’anno è che non ci limitiamo a scegliere tra i film della precedente selezione veneziana. Con Andrea abbiamo deciso di usare l’appuntamento di Chioggia anche per mostrare film che sarebbero potuti essere nel nostro programma e per mille motivi (altri festival, date di uscita, strategie della distribuzione) non hanno potuto partecipare. Vogliamo usare il cinema, tutto il cinema che appartiene al DNA delle Giornate, per arricchire il programma di Laguna Sud e dare nuovi spunti, nuovi stimoli, partecipazioni di qualità anche ai laboratori”.
♦ In questi giorni nella vicina Rovigo una mostra racconta il rapporto che i grandi registi hanno instaurato con il Polesine, una terra non sempre usata solo come un bel “set”, ma anche come terra con un suo carattere, con un suo profilo come fosse un attore aggiunto al cast. Ecco: che ruolo può avere il Veneto nel cinema del domani e come “Laguna Sud” può essere di aiuto, se può, nel definire questo ruolo?
“Ogni terra ha la sua anima, la sua identità, appunto un suo carattere che naturalmente si ribella ad essere solo sfondo per un set. Il Veneto non ha mai fatto eccezione anche per merito di autori che ne hanno intercettato i sapori e i colori. Potrei fare nomi di rilievo assoluto come Scola, Germi, Comencini, ma penso soprattutto agli esordi di Tinto Brass che in “Chi lavora è perduto” ha colto una Venezia indimenticabile e poi a una grande persona oltre che grande regista come Carlo Mazzacurati che alla sua terra ha dedicato pagine emozionanti e sempre vissute in prima persona. Laguna Sud ha un’altra funzione: accompagna gli spettatori normali dentro il cinema e la sua costruzione di storie e di immagini. Se poi mostrerà come Chioggia e la Laguna siano luoghi che sanno essere protagonisti (e proprio Segre ha saputo farlo con ‘Io sono Li’) allora sarà un risultato aggiuntivo e straordinario”.
♦ Con l’ultima domanda esco dalla Laguna ed entro invece nel “Palazzo”, per chiederle come vede il cinema del futuro. In questi anni le preferenze del pubblico paiono premieare i film di animazione, i grandi effetti speciali, il 3D: insomma la sensazione è che il cinema sia sempre più uno spettacolo di intrattenimento e sempre meno quella 7° arte che indaga e racconta la vita. Secondo lei, se condivide la mia osservazione, questa tendenza è più figlia dei tempi “tecnologici” che stiamo vivendo o di una deriva culturale? Forse la sua risposta è già dentro a Laguna Sud, il Cinema fuori dal Palazzo?
“Il cinema è sempre stato tante cose insieme: quando i Fratelli Lumière hanno filmato l’uscita degli operai dalle fabbriche di Lione (ed eravamo all’alba del cinema) sperimentavano una nuova tecnologia – come si direbbe adesso – e facevano reportage sulla realtà e la vita delle persone. Quando Meliès immaginava il viaggio sulla Luna, faceva fantasy e regalava sogni. In questa felice dialettica la settima arte si è mossa per tutto il XX secolo. Non ho paura nel guardare ai nuovi ritrovati tecnici, alla ricerca della meraviglia. Fa parte di questo ‘gioco’ da sempre. E in realtà siamo alla vigilia della cosiddetta Virtual Reality, l’immersione totale dello spettatore ‘dentro’ lo schermo che cambierà ancora le regole del gioco. Per alcuni, non credo per tutti, così come il disegno animato è diventato un mezzo importante per ridisegnare la realtà, ma non per questo annulla il cinema di personaggi, di volti reali, di storie che ci prendono dentro o raccontano le contraddizioni della società. L’obiettivo di Laguna Sud non è andare contro il nuovo, non è negare quella parte di cinema che è soprattutto intrattenimento. A noi interessa portare il cinema che ha senso tra la gente che spesso non lo conosce e portare la gente dentro la costruzione delle storie, al centro di una vita reale che si fa anche cinema”.
Andrea Segre
Andrea Segre è padovano di nascita, romano d’adozione, ma buona parte della sua infanzia l’ha trascorsa a Chioggia.
Alla città adriatica si lega il film che lo ha reso popolare Io sono Lì, del 2011, ma la sua carriera è costellata di pellicole altrettanto importanti come La prima neve del 2013 o i documentari sul tema dell’immigrazione come Il sangue verde del 2010, Mare chiuso del 2012 o Indebito, con la collaborazione di Vinicio Capossela sulla Grecia della crisi. Lo scorso anno con il film L’ordine delle cose, nel quale racconta le scelte di Corrado, un funzionario del Ministero degli interni italiano impegnato nell’affrontare il tema spinoso dei viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia, ha ottenuto la Menzione Speciale del premio
Human Right Nights alla 74° Mostra internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia. È sua l’idea di Laguna Sud, il cinema fuori dal palazzo che dal 2015 si tiene a Chioggia.
Intervista ad Andrea Segre
♦ Lo scorso anno il titolo del laboratorio era stato “Guerra e Schei” un tema che riguardava il mondo, ma visto da Chioggia. Quest’anno invece su quale tema dovranno misurarsi i giovani aspiranti?
“Il titolo di quest’anno è “Chi ha paura del Barba Sucon?” e rappresenta la voglia di riflettere sulle leggende e sulle fiabe che hanno a che fare con la paura, quella paura di formazione che nell’educazione di un tempo era usata come un deterrente, ma anche come anticipazione di quelle cose spaventose che fanno parte della vita”.
♦ Come si lega questo tema alla città di Chioggia?
“Il Barba Sucon esiste a Chioggia. Da piccolo abitavo su Canal Lombardo e la sua casa era sull’altra sponda, andare da quella parte – mi dicevano i miei genitori – significava incontrarlo, imbattersi nella sua terrificante figura che a tutti gli effetti aveva le forme del mio spavento. La sua immagine è ancora viva in me, molto presente e forte, direi che posso ancora vederlo perché ha le stesse sembianze delle mie paure. Ma a parte i miei ricordi legati all’infanzia, oggi parlare delle paure significa relativizzarne la dimensione ma anche renderne visibili i lineamenti o le fattezze, come per il Barba Sucon. Magari è anche possibile capire quali sono oggi le paure in Città. Ecco è questo lo scopo del laboratorio”.
♦ La paura è anche un atteggiamento verso ciò che non si conosce. Penso al tuo film “L’ordine delle cose”, che ha avuto un grande successo di pubblico e di critica e di sicuro ha avuto anche il merito di anticipare quanto sarebbe successo in Italia, di lì a poco, con il decreto Minniti sull’immigrazione. Anche nel film il tema della conoscenza e della paura sono intrecciati in modo da rappresentare uno spaccato della realtà che ci circonda.
“Tutte le forme di potere sono fondate sulle paure, perché le paure sono di tutti ed è attraverso il controllo di queste che si ottiene il consenso. Per quanto riguarda l’immigrazione, sicuramente è stata oggetto di strumentalizzazione a questo scopo. È uno dei temi di attualità in Italia anche per questo. Tuttavia non è con la retorica del multi-culture che ci si può approcciare ad un tema così complesso, di mezzo ci sono le paure di chi “scappa” e dall’altra ci sono le paure di chi “accoglie”, anch’esse legittime, giustificate dalle differenze, dalle difficoltà, dal sospetto di fenomeni nuovi per i quali non ci si sente preparati. In mezzo, di sicuro, bisognerebbe metterci la conoscenza, ossia il tentativo di andare oltre e trovare anche un altro “ordine”: quello della consapevolezza”.
♦ Come hai fatto a conoscere in anticipo quei temi che sarebbero diventati l’asse portante del decreto Minniti, ossia l’idea che il “problema” immigrazione si risolve fermando le partenze dalle coste della Libia?
“Non lo sapevo, ma ho immaginato che le cose potessero andare solo in questo modo. Corrado, il protagonista del film, assomiglia molto al Ministro perché ha la stessa “miopia”. Vede il problema dell’immigrazione solo nel suo ultimo tratto, quel pezzo di Mediterraneo che porta le persone qui; e non considera tutto ciò che sta a monte degli sbarchi, non prende in considerazione la serie di motivi che ne sono all’origine. Per entrambi esiste solo la ragion di stato, nel film poi il personaggio scopre anche le implicazioni umane ed etiche che sono connaturate al tema dell’immigrazione, perché stiamo pur sempre parlando di uomini e non di numeri, e questo complica la sua posizione. La sua interiorità lo porta a vedere le cose da un altro punto di vista, con un altro Ordine appunto”.
♦ A che cosa stai lavorando? Hai qualcosa di nuovo in cantiere?
“Sto lavorando ad un nuovo film su Marghera: che cosa c’è dentro e cosa ci sarà domani. Perché forse ci siamo dimenticati della zona industriale più grande d’Italia”.
Il Laboratorio: “Chi ha paura del Barba Sucon”?
Alla rassegna dei film si accompagna un laboratorio di cinedocumentario, tenuto da Andrea Segre con il supporto dell’associazione Zalab e la collaborazione di Daniele Gaglianone, aperto a tutti, purché non siano registi di professione. Agli aspiranti corsisti viene richiesto di inviare il curriculum, una lettera motivazionale e una proposta di sceneggiatura, con ambientazione a Chioggia, sul tema di quest’anno: “Chi ha paura del Barba Sucon?”, a info@zalab.org. Le proposte verranno selezionate dal direttore artistico, che avrà poi il compito di dirigere, per i quattro giorni di laboratorio, le riprese. I cortometraggi prodotti saranno proiettati l’ultima sera del festival, il 26 agosto, nel cortile di Palazzo Grassi. Laguna Sud, il cinema fuori dal palazzo, dunque, è anche l’opportunità di trasformare la città di Chioggia in un set.